Wednesday 30 January 2013

HOME
 progetto di ricerca
Giorgia Severi

Ci sono architetture che hanno i caratteri primordiali delle abitazioni primitive, delle tane degli animali, delle conchiglie e dei templi.
 "Home" è nido, caverna, utero, riparo, appartenenza alla natura, ritorno.

Riconosciamo nella natura qualcosa di profondamente familiare e giusto.
 


Il progetto “home” muove dall'esigenza di voler riacquistare uno stretto legame con le forme primordiali e con la natura. L'origine dell'arte nelle caverne e le prime forme di abitazione sono portatori di memorie collettive primarie e forti. Hanno dentro i segni dell'appartenenza alla terra e dell'evoluzione dell'essere umano. Vivere "in cavità nella roccia" o edificare capanne, palafitte e case galleggianti completamente inseriti nell'ambiente e quindi "parte del paesaggio" talvolta raggiungendo la mimesi.
Un ritorno alle radici, alle origini dell'uomo e le prime forme di espressione. Il significato di casa come riparo, protezione, madre, origine, nido, terra. Dalla caverna ai buchi nel suolo, alla capanna, ai rifugi di fortuna. Nel paleolitico l'uomo ha avuto la prima necessità di estroflettere una forma, significare una cosa, mistificare gli eventi e comunicare attraverso le immagini. Nelle caverne è nata l'arte, è nato l'uomo ed è nato il concetto di casa come spazio abitativo e comunità sociale. L'idea di casa come circoscrizione dello spazio dove ricavare un luogo di raccoglimento, che dia sicurezza, protezione e intimità.  La forma è direttamente corrispondente all'esigenza e simile a chi la abita. Le prime forme di architettura prendevano infatti vita direttamente dalla roccia, che, scolpita, diventava altro, si trasformava in abitazione o tempio. In questo viaggio la casa e il tempio/monastero talvolta si fondono, oppure nella casa viè un tempio, o ancora, le case sono costruite intorno al tempio e la vita un tempo dipendeva dalla natura, che a sua volta diventava tempio.

punto di partenza
Il progetto parte dall'India per essere esteso in tutto il mondo collaborando con persone, istituzioni e enti che danno il proprio umano contributo a questa ricerca, in uno scambio di conoscenze ed esperienze.

cosa
Soggetti di studio per questa prima parte del progetto:
- caverne, grotte, e altri siti dall'età della pietra ai primi secoli d.C. dove siano state trovate tracce dei primi insediamenti/presenze di singoli o comunità.
- capanne, abitazioni rurali, ripari, villaggi
- prime architetture sacre
- studio dei metodi e tecniche di costruzione di capanne e case di fango relazionate alla cultura, quindi al popolo che vive in quel territorio.

dove
Il progetto in India si sviluppa durante la residenza artistica con campo base al Sukriti Studio di Jaipur nel Rajasthan da dove partiranno le spedizioni e gli spostamenti per i siti:
Madhya Pradesh, Bhimbetka caves, Sanchi Stupa, Udayagiri caves
Maharatshtra, Ellora caves
Rajasthan, villaggi e architettura rurale

"HOME" è  in corso d'opera!
 Le prime tappe già visitate nell'India del centro-nord sono state Bhimbetka, Sanchi, Udayagiri nel nord dell'India.
Questo mese si è anche concluso il workshop all'università di Jaipur con gli studenti del dipartimento di arti visive.

chi
In India si collabora collabora con Thomas Kovoor, artista e docente di scultura (Rajhastan University di Jaipur), Rajasthan University di Jaipur (workshop con gli studenti del dipartimento di arti visive), e Sukriti Studio di Jaipur.

dall'inizio di gennaio 2013





 gennaio 2013, Udayagiry caves



 gennaio 2013, Bhimbetka rock shelter


febbraio 2013, Sanchi Stupa





workshop "HOME"

Workshop su invito da parte dell'università del Rajasthan
Il workshop è intitolato “home” e rientra nel progetto di ricerca sull'idea di casa e ritorno alle origini per il quale ho intrapreso questo viaggio. I dieci giorni di durata del workshop fanno parte del periodo di residenza al Sukriti Studio di Jaipur.
Periodo: dal 7 al 19 gennaio 2013 
Luogo: Università del Rajasthan, Jaipur., dipartimento di arti visive con gli studenti del corso di scultura del primo, secondo e terzo anno.
 costruire la propria idea ci “casa”

Con questo workshop l'università vuole dare agli studenti l'opportunità di avvicinarsi al contemporaneo, conoscere diversi modi di lavorare e linguaggi proponendo workshop e collaborazioni con artisti stranieri e indiani. In questo caso l'attenzione si pone sull'ambiente, proponendo un diverso rapporto con il paesaggio/ambiente attraverso il processo artistico.
Attualmente in India ci sono molti problemi dovuti all'inquinamento e alla sempre più veloce e continua urbanizzazione e industrializzazione che devastano interi territori e infestano le città e i parchi di immondizia e scorie. Si tenta quindi, attraverso l'arte, di dare un nuovo punto di vista, cosicché ci si possa avvicinare all'idea di paesaggio/natura/giardino/ambiente vedendolo come risorsa, luogo di con-vivenza, un posto dove poter lavorare in ambiente, ma ancor più un ritorno alla natura da cui oramai siamo tanto lontani.
Punti cardinali del workshop : 
( considerando le limitate risorse e possibilità, il contesto socio-culturale e luogo di svolgimento)
–    riacquistare familiarità con l'ambiente naturale lavorando direttamente in situ, costruendo la propria idea di “home”
–    realizzazione di un opera scultorea o installazione –    utilizzo di materiali naturali rispettando l'ambiente (bamboo, colori in polveri naturali, rami secchi, foglie caduche, sabbia, terra, corda in fibra di cocco, noci di cocco e fibre di cocco, corda di canapa,
piante secche...) 
–    sperimentazione ed approccio all'arte da un diverso punto di vista –    processo creativo come ricerca e sperimentazione

“home”, il titolo, per fare una regressione piuttosto che cercare all'esterno. Inseriti in un contesto socio-culturale attualmente in espansione e cambiamento, dove l'industrializzazione prende piede e devasta il paesaggio, si propone un workshop che faccia lavorare l'artista in una dimensione di tempo dilatata, quasi ferma e lo riporti ad una condizione di riflessione e silenzio direttamente in ambiente. Il workshop si svolge all'aperto, nel parco dell'università.
"home" inteso non come un'architettura, ma come "casa" come un ritorno alle radici, le origini. Un ritorno al grembo materno, una condizione di protezione o disagio, una collettività o isolamento. Nel paleolitico le prime “case” erano semplicemente ripari, buchi nel suolo, grotte e caverne. La forme che riconosciamo come "madre, familiare, radici, protezione ...", sono simili ai nidi degli uccelli , alle tane, ad una grotta, un bozzolo, baccelli... Perché stiamo parlando di "casa" e il del suo significato? Perché in questo tempo, in questo periodo, non c'è tempo. Si va così tanto in fretta. Il mondo sta andando molto veloce, siamo continuamente circondati da informazioni, caos e rumori. Non siamo mai soli, perché continuamente dai media e dalla comunicazione che ci raggiunge a qualsiasi ora del giorno e della notte. In questo continuo comunicare veloce abbiamo perso i
significati che vivevano dentro di noi, perché non siamo in grado di ascoltare e cerchiamo continuamente all'esterno. Abbiamo anche perso quel contatto diretto con la natura che fa parte della vita di ogni essere vivente. Infatti quando siamo in un ambiente naturale completamente circondati, ci sentiamo a disagio perché non siamo più abituati.
In questi giorni faremo un lavoro in collaborazione con la natura e il tempo. Cercheremo di lavorare con gli elementi naturali che sono intorno a noi. Resteremo all'interno dell'ambiente, all'interno del paesaggio, e prenderemo il nostro tempo disconnettendo la comunicazione con l'esterno. Cercheremo di tornare indietro, alla semplicità e alla radice, dove abitano i significati.
Nell'ambiente cercheremo il materiale per creare la nostra “casa”, quello che per noi rappresenta “casa” e cosa significa. Attraverso un lavoro sulla percezione dello spazio, sentiremo l'ambiente che ci circonda sempre più confortevole giorno per giorno, perché saremo continuamente parte del paesaggio.


le opere realizzate dagli artisti partecipanti al workshop









marzo


In questa parte, oltre al cardine centrale di queste ricerche sull'idea di casa che si fonde in tempio o monastero o viceversa, e delle comunità che si sviluppavano tutte intorno a questi luoghi sacri, vi sono altri aspetti interessanti dal punto di vista umano ed antropologico:
per prima cosa, come sotto citato, le architetture sono direttamente scavate e scolpite nella roccia delle montagne. Il chè fa direttamente pensare alla grandiosità della fede che guidava questi uomini all'epoca, poiché gli strumenti del tempo non erano altro che scalpelli e martelli a mano e carri trainati da animali per trasportare i materiali più pesanti. La grandiosità di queste opere credo stia nel fatto di aver scelto di scavare direttamente nella montagna. Si va quindi a togliere e non a mettere come se si dovesse costruire un tempio I templi venivano quindi scolpiti, non costruiti. E si parla di dover rimuovere tonnellate e tonnellate di pietra e scolpire il tutto a mano.
Il secondo punto da tenere presente è il legame con la natura e il rispetto che questi popoli nutrivano nei confronti dell'ambiente naturale poiché riconoscevano l'importanza che esso rivestiva per la sopravvivenza e l'equilibrio della vita. L'ambiente era infatti tutelato e rispettato con regole vigenti e senzienti.
L'aspetto “umano” che mi ha invece scioccata è stato che tutto questo non sia stato fatto dagli schiavi per volere di un singolo imperatore al quale la gente soccombeva, ma bensì, che Ajenta sia stata completamente scolpita dagli stesi monaci che la abitavano e Ellora anche. Le persone, la comunità monastica, i fedeli partecipavano quindi alla costruzione dei templi, guidati certo dall'imperatore il quale aveva voluto questo, ma vi era un'idea di comunità operativa votata alla preghiera che cooperava nella costruzione della casa del proprio Dio e sviluppava il centro abitativo in relazione al luogo dove sceglievano di costruire il tempio.


India centrale _ stato Maharashtra 

 
Ajanta Caves 
sito risalente al II sec. A.C.
La comunità monastica buddhista che abitava queste montagne ha costruito, scavando e scolpendo direttamente nella roccia, monasteri, celle di preghiera e abitazioni. I monaci vivevano nel completo silenzio dentro alla roccia,  circondati dalla natura con la quale vivevano in comunione e lontano dalla società.

vista generale esterna del complesso monastico scolpito nella montagna
 interno di un monastero
 
 chatya

Chatya, particolare, soffitto a capriate scolpite, studiato perchè il suono non rimbombasse quando i monaci pregavano recitando mantra nella stanza 


particolare di un monastero



Ellora Caves

sito risalente al V / X secolo d.C.
Luogo di culto dedicato a  diverse religioni: buddhismo, induismo e jainismo testimoniano il passaggio nel tempo di culture differenti che hanno lasciato il segno scolpendo templi, monasteri e abitazioni/riparo. E' durante diversi secoli, infatti, che il sito è stato abitato e quindi modificato e scavato da diversi popoli di diverse epoche che vedevano questo posto come il luogo perfetto dove erigere un tempio al proprio Dio e intorno al quale vivere. Particolare attenzione (secondo il mio punto di vista), andrebbe prestata alla questione che a costruire questi luoghi, come anche Ajanta, non sono stati gli schiavi come in Egitto per le piramidi, ma bensì i monaci stessi e i devoti. L'intera comunità era quindi tutta impegnata alla costruzione della casa di Dio, e la società orbitava intorno a questo centro che dava lavoro a tutti. Siamo inoltre di fronte ad un luogo dove un tempo c'era abbondanza di acqua ed era circondato dalla foresta. Fattori, gli ultimi, che legavano l'uomo alla natura in cui viveva dalla quale traeva sostentamento per vivere.



 Kailash Temple
 monastero buddhista

 interno monastero jainista
 Shiva Temple
 interno Shiva Temple